Ringrazio Gargaglione per la sua gentilezza e per l’urbanità della sua risposta, fondata su obiezioni degne d’essere prese in seria considerazione. Riguardo alla territorialità come carattere intrinseco alla natura dell’uomo in quanto essere che vive sulla terra, nulla da obiettare: purché sia attinente all’individuo, che ha bisogno di spazi in cui vivere e muoversi, segnati o da confini che ne delimitino la proprietà (o la comproprietà contrattualmente stipulata) o il diritto d’uso (pensiamo a una casa in proprietà, o in condominio o in affitto; pensiamo a diritti reali di servitù ; pensiamo a diritti di transito, reali o obbligatori, magari compensati con pagamento di pedaggio, ecc.). Altra cosa sono i confini di Stato: qui dalla territorialità passiamo al territorialismo; si fissano confini arbitrari, spesso, anzi quasi sempre, frutto di guerre e di violenze, ideologicamente giustificati con motivazioni di carattere etnico o geografico o storico del tutto inconsistenti; e se uno li vuole oltrepassare deve esibire passaporti o permessi di vario genere; e se vuole comprare merci che vengono da fuori deve magari pagare dazi. E non parliamo di “confini aperti”: perché se sono veramente aperti (come non sono mai) non sono più confini! Ricordo male, o fu Luigi Einaudi, un liberale classico, non certo un libertario, a dire che i confini tra i popoli sono un residuo di barbarie? Se la mia memoria mi inganna, sarei lieto di essere smentito
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