Rispondo a Carlo Butti e alle sue intelligenti osservazioni.
Mentre un consumatore può andare a fare la spesa e scegliere cosa comprare per sè, una persona, a meno di non voler fare l’eremita nella foresta di Sumatra o nella Terra del Fuoco, non può decidere di vivere entro dei confini territoriali insieme ad altri simili come gli pare e piace, è verissimo.
Il problema allora va inquadrato in termini di grado. Una persona può ragionevolmente accettare quella che anche io considero la dittatura della maggioranza, solo quando, nel computo dei vantaggi e degli svantaggi, i primi fanno aggio sui secondi.
Nel momento in cui così non fosse, i costi di emigrazione dovrebbero essere i più bassi possibile. Una buona approssimazione (anche se non perfetta) è il federalismo elvetico. Cantoni piccoli in concorrenza fiscale fra loro, con politiche territoriali e sociali decise in maniera referendaria.
Un cittadino non le accetta? Si può trasferire nel cantone vicino. Molti cittadini non le accettano? Possono formare un nuovo cantone e secedere da quello originario. E’ successo nel 1978 con la creazione del Canton Giura.
La democrazia è un mezzo, è una modalità per convivere pacificamente, in questo senso non ha niente di sacro, ma in comunità piccole funziona abbastanza bene.
Come ho cercato di esporre nel mio pezzo, la malabestia è lo stato al disopra degli individui, il dibattito sul regime dominante all’interno di un megastato unitario e centralizzato è solo un arma di distrazione di massa.